Per questa patologia, la fisioterapia è la miglior soluzione e adesso vi spieghiamo il perché!
Con il termine di fascite plantare, si intende un fenomeno di alterazione del tessuto disposto sotto la pianta del piede; il tessuto in questione origina dal tallone per poi ramificarsi e inserirsi sulle dita dei piedi.
CHE FUNZIONE HA?
Si tratta di un tessuto connettivo, il quale ha la funzione di sostenere l’appoggio del piede e sostenere una geometria ad arco “arco plantare” per un corretto funzionamento sia della statica che della dinamica del nostro sistema motorio.
-Più comune per persone tra i 40 e i 60 anni
-1 Persona su 10 ne soffre durante il corso della vita
-Le donne sono statisticamente più soggette
Essendo l’uomo per natura bipede, ci avvaliamo della fascia plantare, per muoverci nello spazio; è il tessuto che maggiormente utilizziamo per svolgere le nostre funzioni quotidiane.
L’indice di un buon o cattivo funzionamento, può avere svariate motivazioni:
appoggio scorretto del piede, come piede piatto, cavo o deficit strutturali;
sovraccarico di lavoro rispetto abitudini consolidate;
calzature inadeguate;
sovrappeso;
donne in gravidanza per aumento del carico;
tensioni muscolari e strutturali, come tendiniti o disallineamento articolare del piede, ecc.;
disallineamento arti inferiori;
traumi muscolo scheletrici;
distorsioni del piede non trattate idoneamente con recupero funzionale dello schema del passo;
Il dolore si presenta in modo più severo al mattino,
appena scesi dal letto oppure dopo lunghe pause.
Dolore alla pianta del piede, principalmente localizzato nella parte interna del tallone
La sintomatologia che il paziente riscontra può suddividersi in 3 fasi:
°FASE> si percepisce una sensazione di fastidio/noia nel post esecuzione del gesto funzionale “quindi a riposo”;
°FASE> nel momento in cui si esegue il gesto funzionale, quindi o nel gesto specifico, come camminata intenza, salto, corsa o altro, e si ha l’esigenza di interrompere e riposare;
°FASE> impossibilità di eseguire il carico corporeo.
La diagnosi di tale sintomatologia può avvalersi di varie metodiche, tra le più usate troviamo, i test funzionali, test alla palpazione del tessuto rispetto il contro laterale, successivamente si esegue un’ecografia muscolo-scheletrica e in casi di visualizzazione di anomalie si procede con rx e/o risonanza magnetica;
VALUTAZIONE
In qualsiasi fase si rispecchi la sintomatologia, eseguire sempre una valutazione dell’appoggio del piede, è la fase che riteniamo fondamentale, per analizzare la situazione globale del paziente, traumi pregressi, stile di vita ed effettuare i test funzionali specifici per definire il percorso fisioterapico idoneo.
Il trattamento di questa sintomatologia prevede:
Nel momento di comparsa della sintomatologia precedentemente descritta, rivolgersi a una figura competente, come (medico fisiatra, medico ortopedico, fisioterapista) per valutare la casistica soggettiva, e successivamente procedere in base alla fase in cui il paziente si trova, il seguente procedimento:
Programmare l’assenza del gesto funzionale che ha scaturito l’insorgenza della sintomatologia;
Utilizzare apparecchiature che riducono e migliorano il tessuto alterato in base alla valutazione svolta, come:
- Vasocostrizione per migliorare lo stress articolare con crioterapia o crio-compressione o altre attrezzature simili;
- Laser terapia ad alta potenza per una bio stimolazione del tessuto compromesso;
- Tecar terapia per migliorare la vasodilatazione del tendine;
- Ipertermia per trattare nello specifico in vaso dilatazione il punto dell’insorgenza della problematica;
- Onde d’urto per creare osmosi cellulare grazie al principio della percussione sull’intera fascia plantare;
- Bendaggio funzionale per sostenere o la funzione del tendine, o per migliorare la dinamica funzionale del piede nell’appoggio;
- Rieducazione della funzione della fascia plantare, in scarico inizialmente, in statica e in dinamica successivamente;
- In caso di scorretto appoggio del piede post trattamento primario, valutare un’ortesi come plantare, tutore elastico compressivo, o entrambi, per gestire meglio la funzione del carico, per evitare recidive della sintomatologia;
- Allenamento su tavoletta propriocettive per stimolare muscoli stabilizzatori del piede e garantire un governo delle funzioni biomeccaniche del piede
Come prevenzione, è essenziale continuare con gli allenamenti e esercizi terapeutici anche dopo la Fisioterapia, al fine di avere una stabilità concreta ed evitare insorgenza futura di altre patologie o sintomatologie.
La nostra osservazione invita il paziente affetto da ciò a non sottovalutare la sintomatologia iniziale, al fine di evitare lunghi tempi nella ripresa della funzione d’appoggio, dinamica o sportiva.
svolgendo un lavoro di rieducazione dello stesso al fine di evitare recidive o maggior tempo nel recupero totale della sintomatologia descritta.
Riportiamo uno studio scientifico sui dati epidemiologici e sulle tempistiche di trattamento
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31194492/
Altro studio scientifico sulla diagnosi e sul trattamento citato
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21916393/
Altro studio che ha preso in analisi 60 pazienti con fascite plantare cronica e ha suddiviso in 3 gruppi al 1°hanno somministrato solo il laser al 2° solo ultrasuoni e al 3° solo onde d’urto, si è dimostrato che le migliori risultano il Laser e le Onde d’urto
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28633773/
Altro studio scientifico che riporta come le sole onde d’urto hanno meno efficacia rispetto alle Onde d’urto più stretching della fascia o terapia manuale.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25940060/
Altro studio sulla validità della terapia manuale nel dolore della fascite plantare
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29175715/
Altro studio condotto con l’utilizzo di una calzatura Nike 5.0 combinato a esercizi terapeutico che mostra maggiore validità rispetto a scarpe da corsa normali e senza esercizi
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20048543/
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Dott. Fisioterapista Nigro Francesco
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