L’ernia del disco: il lupo cattivo in una storia raccontata male

L’ernia del disco o discopatia è una condizione patologica molto frequente e discussa che interessa la colonna vertebrale e che consiste nella fuoriuscita di una parte del nucleo polposo dai suoi confini anatomici delimitati dall’anulus fibrosus.

 

In anatomia infatti, ogni vertebra (ad eccezione della 1ª cervicale) è separata dalla successiva mediante un cuscinetto di fibrocartilagine e acqua chiamato disco. Il disco è costituito da una parte dura detta anello fibroso o anulus e una parte molle detta nucleo polposo.

Posture, traumi, sovraccarichi, obesità, debolezza della muscolatura profonda o semplicemente l’avanzare degli anni portano al graduale sfilacciamento dell’anulus e alla fuoriuscita di una quota di nucleo polposo che va a creare appunto l’ernia.

È una delle patologie più diffuse e discusse soprattutto fra i 30 e i 55 anni di età e può interessare tutti i distretti della colonna vertebrale con una certa predilezione però fra il rachide cervicale e quello lombare, mentre le ernie dorsali sono più rare dal momento che il dorso ha libertà di movimento ridotta rispetto a cervicale e schiena.

L’ernia del disco può essere suddivisa, oltre che dalla localizzazione anatomica, anche in base al grado di perdita del nucleo polposo rispetto all’anello fibroso. Avremo cioè:

  1. Protrusione (lieve fuoriuscita)
  2. Bulging
  3. Ernia di Schmorl (fuoriuscita laterale lungo il corpo vertebrale)
  4. Ernia (fuoriuscita moderata o grave)
  5. Ernia espulsa (fuoriuscita totale)
  6. Ernia migrata (fuoriuscita totale con distaccamento del nucleo polposo sopra o sotto il livello vertebrale interessato)

Un’ulteriore diversificazione va fatta fra le ernie cervicali che vengono definite ernie dure rispetto alle lombari chiamate ernie molli. Questa denominazione deriva dal fatto che le vertebre cervicali e i suoi dischi sono più piccoli rispetto a quelli lombari, per cui la quantità di nucleo polposo è maggiore a livello lombare rispetto al collo.

Iniziamo con lo sfatare due miti:

  • L’ernia si opera sempre? No, assolutamente. Anzi, la percentuale di ernie da operare è circa il 10% di tutte le ernie visibili ad una comune RMN.
  • L’ernia può rientrare? No, il nucleo fuoriuscito non rientra. Si deve immaginare l’ernia come un dentifricio. Quando si spreme il dentifricio, poi non si può più rimettere nel tubetto e così fa l’ernia. Attenzione però: se si lascia il dentifricio spremuto sul lavandino, il giorno dopo sarà duro, essiccato. Così fa l’ernia: dopo un po’ di tempo il nucleo può disidratarsi e ridurre così di molto la sua sintomatologia.
  • È uscita un’ernia alla risonanza, ecco perché ho mal di schiena. No, attenzione: la risonanza è la foto di te stesso da dentro ma non di come ti senti fuori. Quando i sintomi sono associati all’ernia sono molto caratteristici perché oltre al dolore si ha irradiazione acuta del sintomo, perdita di forza, di sensibilità, formicolio, sensazione di scosse. Se c’è solo mal di schiena o cervicalgia anche se c’è l’ernia, il sintomo non è causato da questa bensì da sovraccarico muscolare, contratture, infiammazioni delle faccette articolari ecc…

Ernia lombare

I sintomi più comuni dell’ernia lombare sono il dolore alla parte bassa della schiena, che può irradiarsi e proseguire fino al piede, coinvolgendo anche i glutei, la coscia e la gamba.

Quando succede questo si parla di sciatalgia (infiammazione del nervo sciatico).

Esiste anche la cruralgia, che coinvolge il nervo crurale il quale può interessare l’addome inferiore, l’inguine, la faccia anteriore e interna della coscia fino alla parte interna del piede.

Ernia cervicale

L’ernia cervicale invece porta dolore soprattutto al collo, alla scapola e alla spalla e può irradiarsi fino a prendere tutto l’arto superiore fino alle dita della mano. Questa irradiazione si chiama brachialgia.

Sia per l’ernia cervicale che per l’ernia lombare la condizione diventa più grave se oltre al dolore si manifestano formicolio, diminuzione o perdita di forza muscolare e di sensibilità agli arti.

Nei casi più gravi si può arrivare all’ernia paralizzante, ossia alla comparsa di deficit di forza a carico di alcuni gruppi muscolari con difficoltà in alcuni movimenti specifici come ad esempio camminare sulle punte dei piedi oppure sui talloni, nel caso dell’ernia del disco lombare.

Quando lo stesso midollo spinale inizia a soffrire perché è compresso si parla di mielopatia. Questo stato è abbastanza pericoloso perché può presentarsi in assenza di dolore e con sintomi motori e sensitivi che troppo spesso vengono trascurati. Per questo è fondamentale riconoscerla per tempo, prima che i sintomi siano eclatanti e irreversibili.

La valutazione fisioterapica è il fulcro e la parte più nobile nel contesto di una sintomatologia discale.

Come in gran parte delle patologie, si effettua un’anamnesi dove si va a delineare il profilo della persona che si ha davanti: la sua età, il lavoro, le attività che svolge, la tipologia di fisico ecc…

Successivamente si prende visione degli esami strumentali con la risonanza magnetica a farla da padrona in questi casi e con la quale si va ad osservare lo stato della colonna vertebrale o del livello interessato dalla problematica e la presenza appunto di una protrusione o di un’ernia.

La visione della Rmn sarà poi paragonata ai sintomi che effettivamente sente il paziente e se questi possono ricondursi all’ernia o sono da indagare in altri contesti.

Segue così l’esame obiettivo dove tramite test si evidenza se il dolore è esacerbato dall’erniazione o possa derivare da un problema articolare o tendineo . Fra i test più noti abbiamo il test di Lasegue per le sciatalgie, quello di Wessermann per le cruralgie e i test ULTT e Spurling per la parte cervicale e la presenza di cervicobrachialgie.

Nel 90% dei casi, le condizioni discali devono essere trattate conservativamente.

Il trattamento conservativo si divide in:

  • una terapia farmacologia in presenza di dolore acuto e caratterizzata dall’assunzione di farmaci ad attività antalgica o infiltrazioni mirate
  • Fisioterapia basata sull’utilizzo di strumentazioni in grado di modulare e ridurre il dolore quali laser terapia, tens o Tecarterapia
  • Fisioterapia basata su trattamenti manuali utile a ridurre lo spasmo dei tessuti circostanti, ridurre le rigidità articolari e modulare la neurofisiologia del sintomo tramite mobilizzazioni o manipolazioni
  • Fisioterapia basata sul graduale esercizio fisico dove si andrà a capire quali strutture debbano essere rinforzate e quali rilassate in quanto troppo rigide, migliorare la resistenza dei muscoli, favorire una migliore postura ed educare il paziente nella sua quotidianità o eventualmente nei suoi gesti sportivi.  

Nel 10% dei casi e cioè quando la gravità del sintomo perdura dopo la terapia conservativa o in presenza di deficit sensitivi e motori gravi che costringono alla paralisi il paziente, è bene effettuare una valutazione specialistica neurochirurgica con il medico che in questo caso andrà ad operare l’ernia rimuovendola tramite un’operazione nota come discectomia.

Concludiamo con alcuni consigli utili su come prevenire l’ernia del disco:

Praticare attività sportive o anche discipline come il pilates che aiutano a mantenere in salute la colonna vertebrale .

Fare esercizi specifici per rafforzare la muscolatura profonda e posturale, rivolgendosi ad un fisioterapista per imparare prima ad eseguirli correttamente.

Molto molto importante: fare riabilitazione dopo aver curato un ernia, per evitare recidive.

Correggere eventuali posture scorrette, dovute per esempio al lavoro, con della rieducazione posturale ed utilizzando sussidi posturali, possibilmente su consiglio di un fisioterapista di fiducia.

Ricorda: quando ci scattiamo una foto, questa ci dice come siamo in quel momento ma non come stiamo nella nostra quotidianità.
Non aver paura dei referti della tua risonanza perché quella è solo la fotografia di un momento!
Metti da parte l’ansia, ascolta il tuo corpo e collabora con il dolore.
Effettua una valutazione fisioterapica specifica per il tuo problema, contattaci e saremo lieti di accoglierti nel nostro centro che quotidianamente tratta problematiche come la tua.

Riferimenti

  • Schoenfeld, Andrew J., et al. “Characterization of the incidence and risk factors for the development of lumbar radiculopathy.” Clinical Spine Surgery 25.3 (2012): 163-167.
  • Stochkendahl, Mette Jensen, et al. “National Clinical Guidelines for non-surgical treatment of patients with recent onset low back pain or lumbar radiculopathy.” European Spine Journal 27.1 (2018): 60-75.
  • Tawa, Nassib, Anthea Rhoda, and Ina Diener. “Accuracy of clinical neurological examination in diagnosing lumbo-sacral radiculopathy: a systematic literature review.” BMC musculoskeletal disorders 18.1 (2017): 93.

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